Una lezione di storia alternativa
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Il 07 marzo, il Foyer 97-teatro, ha presentato alle classi terze della nostra scuola, lo spettacolo “23 marzo 1950: cronaca di una ribellione” di e con Francesco Gravino, una lezione-spettacolo per riscoprire la storia locale degli anni ’50. L’episodio, ambientato negli anni cinquanta a San Severo, è il racconto di due braccianti, che vivono alla “giornata” e che si incontrano per partecipare allo sciopero generale del 23 marzo del ’50. La vicenda passa attraverso una sorta di ricostruzione del periodo storico fatta da un narratore-attore che osserva le vicende con un tocco di ingenuità e ricorda quella giornata ripercorrendo le strade e incontrando le persone che furono protagoniste di quel triste episodio.
“Una sedia, dei giornali, una storia d’amore, un piazza: questi gli elementi dell’azione che si svolge nella narrazione, tutti riconducibili, montati come sono in una sorta di compresenza temporale, a un quadro onirico. Ma non ho lavorato astraendo i personaggi, al contrario sottolineando la realtà dei loro rapporti, proprio come avviene nei sogni in cui tutto sembra vero”. (note di regia)
Una storia struggente perché si parla di miseria e di rabbia, ma anche a tratti divertente perché la narrazione delle divergenze dei due compagni (uno più attento alle dinamiche sociali, l’altro rassegnato ad una vita miserabile) si arricchisce di digressioni in un colorito dialetto sanseverese. Nella rappresentazione teatrale è stato sbalorditivo osservare quanto il sentimento e l’arte camminando insieme riescono ad emozionare e a rapire l’attenzione degli spettatori. Gli alunni hanno potuto constatare che ciò che apprendono dai libri di testo non è lontano dalla realtà del proprio paese, che la vicenda di Lavacca e Lamedica è la vicenda di tanti altri braccianti disseminati su tutto il territorio italiano. Al termine dello spettacolo un” leggero” dibattito ha contribuito a fugare dubbi e curiosità degli alunni e soprattutto a rafforzare la consapevolezza che i diritti di cui godiamo ora tutti noi lo dobbiamo alla caparbietà e alla resistenza di chi ha sempre creduto che non è vero che non si può cambiare, che basta non lasciarsi sopraffare dalla pigrizia e avere il coraggio di far camminare il mondo sulle gambe di grandi idee.
Prof.ssa Anna Di Nonno
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