Ultima modifica: 31 maggio 2016

Riso Fuorisede

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Displaying Torremaggiore 19maggio16.jpgRiso Fuori Sede

Silvia Rizzello ha collaborato con la nostra scuola nel progetto “Diritti a Scuola” lo scorso anno scolastico e poi…

Gentile Preside, 

Le scrivo per informarla che ho appena pubblicato un libro “Favola agrodolce di Riso Fuori Sede” (Kurumuny, 2016) e mi piacerebbe poterlo presentare presso la sua scuola, visto che mi sono trovata molto bene e lo trovo un luogo adatto ai temi di cui ho scritto.

Inoltre, ci tengo particolarmente, perché per la prefazione del libro ho voluto prendere spunto da una bella osservazione che mi fece Francesco, ragazzo dell’attuale II F, durante una delle mie lezioni l’anno scorso.

Il libro tratta di una storia romanzata che racconta della Bari anni ’90 dei fuorisede stranieri che, grazie al fermento dei collegi universitari, fecero di questa città un bell’esempio spontaneo di vivacità interculturale.
Ma si parla anche di diversi angoli del mondo, perché qui il riso è nella sua doppia valenza, inteso come cibo di condivisione, ma anche scatto liberatorio che scardina i recinti della cosiddetta normalità (il clowning come impegno sociale).
Cordiali Saluti,
Silvia Rizzello.

Come nasce il libro

“Riso Fuorisede” è una storia romanzata che nasce nella Bari vera dei fuorisede stranieri dei primi anni ’90. Il libro, che è prima di tutto il risultato di un’indagine giornalistica e di alcune osservazioni di carattere storico-sociologico fra passato e attualità, parte da una constatazione: la Bari degli anni ’90 è stata un bell’esempio di vivacità interculturale che meritava di essere raccontato proprio per il suo essere “avanti” rispetto a tante città italiane di ieri e di oggi. Mai come all’epoca, il capoluogo pugliese si è arricchito di tanti scambi culturali nati in maniera del tutto spontanea e naturale, senza che di mezzo ci fossero politiche socio-migratorie. Allora le leggi sul tema erano poche o ancora in nuce. La Bari di cui si parla è la stessa che, l’8 agosto del ’91 con lo sbarco di 20 mila albanesi, visse assieme a tutta l’Italia l’inizio di una nuova era: l’emergenza di “arrivi disperati”. Il genere dell’opera è a metà strada tra il giornalismo narrativo e una novella moderna.

 Trama

In una concezione circolare del tempo che è tutta africana, l’improvvisa dipartita di Thérèse è occasione di ritorni: di un viaggio emozionale a ritroso negli anni, fino ai primi Novanta, quando Bari è città di transito, frontiera, e fermento grazie ai fuorisede, diversi di origine straniera. In questo clima, la casa di Lilou, giovane ivoriana che lavora come cuoca alla mensa universitaria Fraccacreta, diventa porto di mare e accogliente ritrovo per molti di loro: «Dovevi cercare lavoro? Cenare dopo il Ramadan? Non sapevi dove dormire? C’era Lilou. Sempre Lilou. Per italiani e non di ogni dove». Qui, tra piatti fumanti di foutou e riz gras le conversazioni si allungano saltando dall’italiano al francese, alla lingua yacouba, dall’arabo al greco, al dialetto barese. Amalgama di un’umanità esule di variopinte identità “diversamente culturali”, è il riso, nutrimento del corpo e dell’anima: il riso nel suo duplice significato di alimento fondamentale di tanta parte dell’umanità, e di scatto liberatorio, che scardina i recinti della cosiddetta normalità e insegna «il gusto delle differenze, in questo gioco buffo che è la vita».

 L’autrice

Silvia Rizzello, barese di nascita e globetrotter per professione e passione, è giornalista freelance e mediatrice interculturale. Scrive di cooperazione internazionale e diritti umani per diverse testate, società e organizzazioni in Italia e all’estero; collabora con le scuole come esperta di media education e intercultura.

Nel 2015 ha vinto il Premio Giornalista di Puglia “Michele Campione” per la cronaca. È referente per l’Italia del progetto ugandese “Kyempapu” che garantisce istruzione, benessere e sport a bambini e giovani delle periferie di Kampala.

Riso Fuorisede è il suo esordio letterario.

La Casa Editrice

Kurumuny, dal grico germoglio d’ulivo, ramo giovane, rappresenta una solida realtà editoriale. Nata nel 2004 in un Sud animato da un fervore culturale che nel 2001 è stato linfa vitale dell’omonima rivista di cui la casa editrice è naturale proiezione, affonda le sue radici in terra salentina. Per la realizzazione dei suoi libri, Kurumuny valorizza la cura artigianale dando particolare attenzione sia agli autori sia al dettaglio grafico delle pubblicazioni; ritiene che si debba restituire l’editoria alla sua dimensione umana. Sospesa fra sedimenti di antichità e orizzonti futuri, Kurumuny arricchisce il testo di bellezza tattile, ovvero il piacere del suo possesso.

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