Ultima modifica: 23 aprile 2015
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Circ. n. 100 Resistenza: qui ed ora!

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Nota alla foto: I danneggiamenti, il bullismo, le dipendenze (droghe, gioco d’azzardo, alcool,…), la criminalità, l’irresponsabilità nei servizi pubblici, la corruzione, la concussione,…  sono esempi della nuova oppressione.

La Resistenza, qui ed ora, è contro i responsabili di situazioni di degrado come quello della foto. Dobbiamo tutti coltivare la speranza che ebbero i Partigiani di liberare l’Italia dagli oppressori e costruire una società più giusta e felice.

Circolare n. 100

Prot. n. 1780/C25 del 23/04/2015                                   Ai         Docenti di Storia                                                                                                              All’      Albo

OGGETTO: Celebrazione del 25 aprile.

Si invitano i docenti di Storia a dedicare nei prossimi giorni un momento di riflessione sul significato attuale della ricorrenza storica del 25 aprile.

Per le terze questo momento può essere più approfondito e desidero parteciparvi con una mia  riflessione allegata, che sottopongo anche all’intera comunità scolastica.

 

Resistenza: qui ed ora!

Celebrare una ricorrenza storica presenta, a mio parere, sempre un elemento di criticità.

E’ quello dell’ipocrisia del sentirci buoni nel presente, quando, non essendoci più rischi conseguenti alle nostre scelte, è facile schierarsi dalla parte giusta.

Insomma, per usare le parole di una nota pubblicità, ci piace vincere (essere buoni) facile!

In questo senso, ora, tutti condanniamo le tragedie causate dai regimi totalitari del 900, il razzismo, la persecuzione di persone o gruppi sociali per motivi religiosi o politici o etnici.

Si rischia di incorrere in questa criticità quando la celebrazione si limita a farci riconoscere, con il senno di poi, con la tranquillità della conoscenza storica, che quei protagonisti del passato hanno sbagliato o hanno fatto bene.

Questo tipo di celebrazioni anestetizza le nostre coscienze, facendo leva su un meccanismo psicologico di identificazione con i sentimenti positivi dell’evento celebrato, insomma ci fa essere intransigenti contro il male passato e indifferenti del male presente.

Una corretta celebrazione, invece, ci deve vedere proiettati nel presente, ci deve far chiedere “cosa mi insegna questo fatto storico, da tener presente ora, nella vita che sto vivendo”.

Siamo quindi alla celebrazione del 25 aprile! E dobbiamo, qui ed ora, dare significato a parole come Occupazione, Resistenza, Partigiano.

Anche noi siamo occupati, forse anche in modo più pervasivo dell’occupazione storica dei tedeschi e soprattutto in maniera così subdola che non ci permette di identificare gli occupanti.

Conosciamo bene, però, gli effetti e la gravità dell’occupazione. Basta guardare il degrado del nostro ambiente sociale e naturale: diffusione della criminalità, trionfo della violenza e dell’inciviltà, pezzi notevoli di popolazione rovinati da dipendenze da droghe e gioco d’azzardo, consumismo distruttivo, sfruttamento delle persone, ambiente avvelenato, mancanza di coesione sociale, diritti negati, irresponsabilità diffusa…

Anche noi oggi dobbiamo resistere. Ma chi è il nostro nemico, qual è il suo esercito, quali le sue armi?

Probabilmente rispetto al passato è più sfuggente, poiché costituito da varie volontà (economiche, criminali, sociali,…) che condividono l’interesse a sottometterci, a far regredire la società dal punto di vista politico e civile.

Ed hanno una formidabile arma: il condizionamento dei comportamenti attraverso l’utilizzo di mass media sempre più potenti .

E’ cosi che riescono ad avere un esercito, di giovani e non, inebetiti da una subcultura basata sull’edonismo amorale e su un consumismo patologico che li rende, come diceva Pasolini,”insieme presuntuosi e frustrati a causa della stupidità e dell’irraggiungibilità dei modelli loro proposti, tendenti inarrestabilmente ad essere o aggressivi fino alla delinquenza o passivi fino all’infelicità”.

La grande diffusione di mode detestabili tra i giovani, come bullismo, danneggiamenti, abuso di droghe ed alcol, mancanza di assunzione di responsabilità,… dimostra quanto detto.

Occorre dunque passare dall’indifferenza complice alla Resistenza a questi fenomeni, combattendoli con lo scegliere di essere dalla giusta parte, essere cioè Partigiani.

Il Dirigente Scolastico

Prof. Matteo SCARLATO

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